Se pensate che la sola funzione dei vestiti sia solo quella di proteggere dal freddo, o di rendervi “più belli”, vi sbagliate di grosso. La psicologia dell’abbigliamento, infatti, ha più volte dimostrato che le motivazioni che inducono alla scelta di un determinato tipo di vestito, influenzano e caratterizzano molti aspetti della nostra vita!
Perché una mattina, piuttosto che un determinato tipo di abito, ne scegliamo un altro? Magari di un colore totalmente diverso dai nostri canoni, semplicemente perché oggi “va così”. Secondo gli studi della psicologia dell’abbigliamento, accade perché il modo in cui ci vestiamo rispecchia e riflette lo stato della nostra mente, il nostro umore, il nostro stato d’animo. Non solo: indossare un certo tipo di indumento piuttosto che un altro può addirittura influenzare le nostre performance quotidiane.
In uno studio di psicologia dell’abbigliamento, condotto da Pine nel 2014, si è visto che le persone che indossavano una maglietta di un supereroe (Superman) riscontravano delle prestazioni nettamente superiori, in varie performance mentali, rispetto a coloro che non la indossavano. Allo stesso modo, un semplice camice bianco, se associato alla professione medica, migliora notevolmente le performance rispetto, invece, a quando viene associato a un imbianchino (Adam & Galinsky, 2012).
Negli studi di psicologia dell’abbigliamento, anche la scelta dei colori degli indumenti, rispecchia molto di ciò che siamo e vogliamo comunicare. Del significato dei colori ne parlo più diffusamente a proposito del Luscher Test.
Nell’ambito della moda, il nero, ad esempio, comunica serietà, sobrietà, autorità, sofisticazione, impenetrabilità, resilienza. Al contrario di chi veste grigio, che invece vuole comunicare neutralità, giudiziosità, responsabilità. Il blu, invece, è il colore dell’affidabilità e della credibilità. Colui che veste di blu è percepito come leale, coerente, degno di fiducia. Diverso è il caso del rosso: eccitante, vivace, acceso; chi lo indossa vuole comunicare interesse, passione, ma anche aggressività. Se si vuole un colore più carismatico, tuttavia, è meglio optare per il verde: chi lo sceglie comunica di essere una personalità equilibrata, salda, concreta. Il viola, all’opposto, tende a intrigare, in quanto contiene sia parte del blu che dell’esplosività del rosso: è un colore sensuale, chi lo sceglie sa già che non vuole passare inosservato.
Non è tutto però. Dagli studi della psicologia dell’abbigliamento, si evince che la scelta degli abiti influenzi anche il nostro comportamento lavorativo, la nostra vita sentimentale, nonché il modo in cui appariamo agli altri.
Alcune ricerche hanno dimostrato che coloro che si vestono in maniera professionale, specie in ambiente lavorativo, ottengono più facilmente collaborazioni, stipendi più alti, risultati più eccelsi nei compiti. E questo accade soprattutto per il genere femminile. Mentre per quanto riguarda gli uomini, un abbigliamento professionale ha degli effetti significativi sull’autostima, sulla sicurezza di sé e sulla capacità di portare a termine gli obiettivi (Howlett et al., 2015).
All’opposto, invece, indossare vestiti e accessori contraffatti, o casual, è correlato con un aumento di comportamenti delinquenziali e disonesti, o con atteggiamenti meno seriosi. In uno studio di Gino et al. (2010) si è visto che le persone che indossavano occhiali contraffatti, erano più portati a barare in un gioco di auto-valutazione, rispetto a coloro che invece possedevano degli occhiali “di marca”.
Secondo alcuni studi della psicologia dell’abbigliamento e della moda, attraverso l’analisi dei vestiti si possono intuire anche i tratti di personalità di un individuo.
La fashion therapy studia il rapporto che una persona ha con i vestiti, sfruttandolo come vera e propria terapia per la cura di alcune tipologie di disturbi (Sacchi & Balconi, 2013). Il rapporto con i propri vestiti, infatti, secondo la psicologia dell’abbigliamento e della moda, nonché in base ai canoni della fashion therapy, può essere adeguato o non adeguato. Il rapporto è adeguato quando la scelta dei vestiti viene fatta con cognizione di causa e in base al contesto di riferimento. In caso contrario, il rapporto diventa “patologico”.
Riguardo la patologia del rapporto con i vestiti, Sacchi & Balconi (2013), sempre nell’ambito della fashion therapy e della psicologia dell’abbigliamento, individuano quattro tipologie di personalità.
Nell’ambito della psicologia dell’abbigliamento e della moda, la fashion therapy è ovviamente una terapia non convenzionale, ancora in via di sviluppo. Attualmente si può concepire soltanto all’interno di percorsi psicoterapeutici ben consolidati e avviati.
In psicologia dell’abbigliamento, molte altre ricerche hanno studiato il rapporto tra vestiti e comportamenti, eccone riassunti di seguito alcuni risultati.
Ci sono tanti altre correlazioni esistenti in letteratura tra psicologia e abbigliamento. Se vuoi approfondire ancora, trai spunto dalla bibliografia. Sei sicuro di saper già tutto del tuo modo di vestire?
Pine, K. (2014). Mind What You Wear: The Psychology of Fashion.
Sacchi, S., Balconi, A. (2013). Modaterapia. Firenze, Salani.