Psicoterapia autogena

Training autogeno e psicoterapia

In un’altra parte del sito ho già parlato del training autogeno come metodica di rilassamento psicofisico. Ho anche accennato al fatto che il training autogeno può essere utile nella cura di alcuni disturbi psicologici o psicosomatici.

Quando il training autogeno viene usato in termini psicoterapici, si parla di psicoterapia autogena. A differenza del training, la psicoterapia autogena comporta necessariamente la presenza di uno psicoterapeuta professionista. Quest’ultimo con opportune metodiche, condurrà il paziente verso il proprio percorso di cura per mezzo degli esercizi del training.

Il training, infatti, susciterà nella persona determinate sensazioni fisiche e psicologiche, che andranno adeguatamente analizzate. Nelle sedute di psicoterapia, pertanto, si interpreteranno e daranno significati a ciò che il paziente ha provato nello svolgere il training. È proprio qui, d'altronde, che si nasconde la chiave per risolvere il disturbo psicologico di cui la persona soffre.

Psicoterapia autogena: caratteristiche

Presupposto fondamentale perché possa avvenire la psicoterapia autogena, è che il paziente impari bene il training autogeno. La psicoterapia, quindi, inizierà con l’insegnamento dei normali esercizi di training, a partire dallo stato generalizzato di calma. A differenza del semplice rilassamento psicofisico, però, in questo caso verrà dato ampio spazio all’approfondimento delle sensazioni psicofisiche avute durante lo svolgimento di ogni singolo esercizio. Spesso, infatti, ognuno di essi potrà essere fonte di disagio proprio perché collegato a specifici eventi esistenziali e/o traumatici. Analizzare e interpretare queste sensazioni, pertanto, vorrebbe dire favorire l’elaborazione di detti eventi.

Come avviene per il training autogeno, anche in questo caso verrà chiesto di compilare adeguatamente un protocollo. Il compito del paziente sarà quello di riportare in esso tutte le sensazioni psicologiche e fisiche provate durante lo svolgimento di un determinato esercizio. Ad esempio formicolii, immagini particolari, visione di colori, o ancora visualizzazione di persone o di oggetti.

In seguito, all’interno della seduta di psicoterapia autogena, queste sensazioni psicofisiche verranno analizzate e interpretate alla luce del problema presentato dal paziente. Si procederà in questo modo sia con gli esercizi di base che con quelli del training autogeno superiore. Almeno fino a quando il processo di cura non avrà fatto il suo corso.

La psicoterapia autogena, dunque, si presenta come un lungo percorso di riequilibrio personale e di autoanalisi, facente leva proprio sui meccanismi dell’autogenia. Si pone a un livello più profondo rispetto alla semplice ricerca di quiete e benessere, poiché va a intaccare contenuti inconsci a volte indispensabili per risolvere conflitti psichici interiori. Come tutte le psicoterapie, inoltre, dovrà adattarsi alle necessità del paziente. Dovrà, ovvero, condurlo alla risoluzione ottimale delle proprie sintomatiche sulla base delle sue capacità. Il training autogeno, pertanto, non è solo una metodica di rilassamento, ma anche un metodo di indagine psicoterapeutica molto profondo.

Obiettivi e peculiarità della psicoterapia autogena

L’elaborazione dei disturbi presentati dal paziente, avviene secondo una precisa idea teorica di base. Questa visione teorica, denominata da Schultz “bionomia”, è la stessa su cui fa leva anche il training autogeno: la visione unitaria psiche-soma dell’essere umano. Un disturbo psicologico, infatti, è causato, secondo questa visione bionomica della vita, da una più generica disregolazione psicofisica interna. Il problema e i sintomi psicologici presentati dal paziente, pertanto, saranno una naturale conseguenza di questa disregolazione interna.

Il disequilibrio interiore, la cosiddetta “abionomia”, può essere causato da un evento traumatico o un lutto. A seguito di tali circostanze, infatti, è come se la persona fuoriuscisse dai propri binari e non ritrovasse più la strada che le apparteneva.

Secondo Schultz, è proprio questo “perdersi” che causa il disturbo psicologico. Solo riportando la persona a crescere secondo la propria naturale inclinazione, si porterà risoluzione al disturbo psicologico. E ciò può avvenire soltanto attraverso il training autogeno e la psicoterapia autogena.

La psicoterapia autogena ritrova dunque le proprie origini nella neurofisiologia e nella psicologia del profondo. Lo sperimentare in modo costante le sensazioni fisiche e psichiche dettate dal training autogeno, se correttamente analizzate e interpretate, permette al paziente di raggiungere obiettivi di fondamentale importanza. Questi ultimi sono l’autoanalisi, una fattiva autoconoscenza e una più matura autorealizzazione. Con il raggiungimento di questa maturità mentale interna, la risoluzione del disturbo psicofisico diventerà una naturale conseguenza.