Parlare da soli: pazzia o sinonimo di intelligenza?

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Parlare da soli non è sempre sinonimo di pazzia, anzi può aiutare il cervello a funzionare meglio. 

Ti è mai capitato di ritrovarti a parlare da solo? Magari mentre stai passeggiando, ripensando a qualcosa che ti è successo un attimo prima, o stai cercando la soluzione a un problema. E poi, quando te ne sei accorto, ti sei fermato di colpo e ti sei detto: caspita, sto parlando da solo! E non sei riuscito a trattenere una risata…

Parlare con sé stessi in realtà fa bene, poiché è un’attività cerebrale importante, come ha dimostrato di recente uno studio scientifico (Kross et al., 2014). 

Perché e quando si parla da soli 

Prova a pensare: ultimamente, quando ti è capitato di parlare da solo? Ci sono degli specifici momenti in cui questa attività, per il cervello, diventa preponderante su tutte le altre.

In questo modo, infatti, da un punto di vista psicologico, il cervello aiuta se stesso aparlare da soli, parlare con sè stessi trovare le istruzioni per compiere una determinata azione o per autoregolare i comportamenti che il corpo metterà in atto successivamente. In un certo senso, potremmo dire che il parlare con sé stessi aiuta senza dubbio l’autocontrollo, ma anche la capacità di decision nelle varie situazioni di vita (Kross et al., 2014).  

Non ne sei convinto? Capisco. Immagina però che, anziché parlare da solo, tu stia parlando con la tua “coscienza”. L’attività che fai è sempre quella, ovvero il parlare con te stesso, ma se utilizzi questa prospettiva la cosa cambia un po’. Quando parliamo da soli, infatti, non facciamo altro che parlare con la nostra coscienza interiore. Tale attività implica un certo grado di maturità perché vuol dire che chi parla da solo, ha una coscienza! Mi spiego? 

Avere coscienza di quel che si fa, dunque, si traduce in una riduzione dei comportamenti impulsivi, in azioni più responsabili, o semplicemente ci permette di non dire parolacce all’interno di una discussione. Ecco perché il “parlare con sé stessi”, e quindi con la propria coscienza, contribuisce e permette di migliorare l’adattamento psicosociale dell’individuo, oltre ad essere sinonimo anche di maturità intellettiva.

D’altronde, anche Einstein lo faceva spesso!

Le qualità psicologiche di chi parla da solo

Swigley e Lupya, in una loro ricerca, hanno scoperto che il fatto di parlare da soli permette alla mente di acquisire nel lungo termine capacità psicologiche migliori rispetto a chi non lo fa. Gli autori, infatti, hanno rilevato che chi parla da solo ha capacità intellettive più alte e performanti (Swigley e Lupya, 2011).

Per verificarlo, Swigley e Lupya hanno sottoposto le persone a un esperimento. In esso,  alcune persone dovevano dire il nome di un prodotto (come sedia, sapone…qualsiasi parlare da solicosa) a delle altre persone. Queste ultime avrebbero dovuto trovarlo all’interno di un supermercato. Si è visto che le persone, quando si ripetevano mentalmente il nome dell’oggetto che dovevano trovare, lo rintracciavano più facilmente. Gli autori ne hanno dedotto che la ripetizione, e quindi il parlare con sé stessi, solidifica nel pensiero la nostra capacità di azione, migliorandone l’applicazione. Ripetendo le cose, cioè, si intensifica l’attenzione nei confronti di un determinato oggetto o scopo. Tale azione, infatti, sgombra il campo da altri pensieri “disturbanti” permettendo alla mente di concentrarsi esclusivamente sul comportamento che si vuole portare a termine. Ciò accadrebbe per qualsiasi altro pensiero, nel momento in cui si mette in atto l’attività del parlare da soli. E’ proprio per questo che il self talk migliora le performance degli individui. 

Secondo un’altra ricerca (Sapadin, 2012), invece, si è rilevato che parlare con sé stessi aumenta anche la capacità di organizzazione dei pensieri. Questa attività permette ovvero di capire meglio quali sono le priorità in un determinato momento. Quando si è in ansia per un esame, ad esempio, pensare a tutto ciò che non si sa, non aiuta. Il parlare da soli potrebbe aiutare, invece, a concentrarsi su tutto ciò che si sa, diminuendo l’ansia e migliorando, alla fine, la stessa prestazione. 

Quando parlare da soli diventa un problema

C’è da dire che, come in ogni cosa, gli eccessi non migliorano l’attività mentale, ma anziparlare da soli sono sintomi di qualche disagio. Ciò vuol dire che se qualcuno parla da solo in maniera sistematica, specialmente quando non ha un particolare motivo di farlo, è probabile che ci sia qualche problema psicologico sottostante.

In genere sono persone che emettono frequenti borbottii, esclamazioni a bassa voce, commenti in solitaria, rimproveri nei confronti di sé stessi. Sono tutti sintomi di particolare stress. Più ansia e stress sono elevati, più il parlare da soli può essere sintomo anche di un vero e proprio disturbo di personalità. Può, infatti, essere sintomo di un turbamento interiore particolarmente grave, oppure nascondere una vera e propria psicosi latente (allontanamento radicale dalla realtà). 

Parlare o non parlare con sé stessi? 

L’attività di eloquio con sé stessi aumenta, in ogni caso, quando siamo particolarmente stressati. A volte, peraltro, lo facciamo in maniera inconsapevole. Ciò non vuol dire che, se per un periodo parliamo più spesso con la nostra coscienza, magari a voce alta, siamo “pazzi”. 

Se vediamo che la cosa “ci sta sfuggendo di mano”, però, la soluzione più appropriata è quella di rivolgersi a uno psicologo. Quanto meno per chiedere un parere, o un semplice consiglio. Ci sono alcune forme di psicoterapia, come lo stesso training autogeno, che aiutano a rilassare le attività cerebrali e ristabilire un corretto rapporto con sé stessi. 

Non si tratta di annullare il dialogo con la propria coscienza, ma di riequilibrarlo e mantenerlo nell’alveo della normalità. Alcuni esercizi di psicoterapia, a tal proposito, prevedono proprio il recupero di un più sano colloquio (a voce alta) con la propria coscienza, al fine di contrastare alcune forme di disagio sociale

Bibliografia per un approfondimento 

Lupyan, G., Swingley, D. (2011): Self-directed speech affects visual search performance, The Quarterly Journal of Experimental Psychology, 1-18. 

Kross, E. et al. (2014). Self-Talk as a Regulatory Mechanism: How You Do It Matters, Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 106, No. 2, 304 –324.

Sapadin, L. (2012). Talking to Yourself: A Sign of Sanity. Psych Central. Retrieved on March 4, 2018.