Tristezza e depressione sono parole che spesso vengono utilizzate come sinonimi. Immagino che è capitato anche a te di dire: “Oggi mi sento un po’ depresso”, quando invece eri semplicemente triste. Lo so, non è facile: alla fine si tratta solo di due termini che, nel linguaggio comune, possono anche rassomigliarsi. Eppure, ti posso assicurare, che c’è un’enorme differenza, almeno da un punto di vista clinico.
La tristezza è un sentimento negativo o, meglio, un’emozione. E’ la reazione, assolutamente normale, a un evento difficile o stressante. Ad esempio, ti puoi sentire triste perché il tuo migliore amico ti ha fatto un torto, perché hai vissuto un lutto o hai litigato con tua moglie.
Per capire bene cos’è la tristezza, ti invito a pensare al suo contrario: l’allegria. Essere allegri è essere sorridenti, pieni di buonumore e voglia di sorridere. E’ l’idea di andare al mare durante una bella giornata di sole, o il sentire di aver trovato la donna della tua vita. Essere allegri, in fondo, è un piccolo passo verso la felicità. Anche l’allegria, pertanto, è un’emozione, proprio come la tristezza: solo che è al suo opposto.
Essendo l’allegria e la tristezza entrambe delle emozioni, esse non durano per sempre. Magari si potesse essere allegri tutta la vita! Al contempo, però, per fortuna che non si può essere tristi per sempre! Un’emozione è, infatti, sempre uno stato d’animo occasionale, che emerge in particolari momenti della vita e poi cambia, lasciando il posto ad altri sentimenti.
Quello che noi chiamiamo con il termine di tristezza, quindi, è un’emozione momentanea (che può durare anche parecchi giorni) e passeggera. I suoi sintomi sono contrari all’allegria, ovvero avere un umore triste, perdere l’interesse per quello che si fa, essere apatici e abbattuti. La tristezza ti fa sentire come quando ti butti sul divano, la sera, stanco morto: privo di forze, inerme, senza alcuna voglia di fare alcunché. Conosci la canzone di Vasco Rossi, Vivere? Ecco, la tristezza secondo me può essere benissimo riassunta nella frase del ritornello: “Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento“. “Oggi” è il momento in cui mi sento triste, in cui “voglio stare spento”, ovvero sentirmi triste: domani, poi, si vedrà.
Eppure la tristezza, nonostante tutti i suoi difetti, non ti impedisce di continuare a vivere e ad avere un buon funzionamento dal punto di vista lavorativo e sociale. Si dice, d’altronde, che la tristezza sia la musa ispiratrice di pittori, scrittori e artisti. Forse perché è l’emozione che più ci consente di entrare in contatto con noi stessi. Non è, quindi, una condizione patologica, ma una situazione dalla quale l’individuo sarà presto in grado di risollevarsi, ripristinando un umore migliore.
La depressione, invece, è un’altra cosa. Già la stessa parola, non ti sembra abbastanza “pesante”? Vuol dire deprimere, comprimere, avvilire la vita. Altro che rattristare: si tratta di un vero e proprio disturbo psicologico. Pur non potendo negare che la tristezza fa parte dei sintomi depressivi, con la depressione cambia completamente la prospettiva da cui si osserva la vita.
Nella depressione, la tristezza e l’umore deflesso non sono occasionali, ma persistenti nel tempo. Se la tristezza è legata a un evento o a una situazione specifica, la depressione ne è slegata. La tristezza ti accompagna tutto il giorno, ad ogni ora, ad ogni minuto, indipendentemente da quello che ti succede. Ti ricordi quella giornata al mare di cui ti parlavo prima a proposito dell’allegria? Ecco, con la depressione, anche quando vai al mare con una bella giornata di sole, ti senti triste. Non c’è nulla che si possa fare per farti risollevare l’umore. Non c’è nulla di passeggero.
A livello clinico, si parla di depressione quando i sintomi che la caratterizzano compaiono per almeno sei mesi consecutivi. Durante questi sei mesi, la persona prova una perdita di interesse per qualsiasi cosa lei faccia, nonché un senso di stanchezza costante, caratterizzato anche da enormi sensi di colpa spesso immotivati o eccessivi. La depressione influenza altresì enormemente la capacità di pensare, di concentrarsi: E’ come sentirsi immobili, intrappolati dai propri pensieri. Al contrario di qualsiasi altra emozione, peraltro, influenza pesantemente l’attività lavorativa e le relazioni sociali.
C’è un po’ di differenza con la semplice tristezza, non trovi? Anche se per la verità è opportuno dirti che, mentre col termine di tristezza si intende un solo tipo di emozione, con quello di depressione si fa riferimento a vari quadri psicopatologici. Ognuno, peraltro, caratterizzato da specificità a sé stanti, in base al tipo di persona che sta vivendo il disturbo. Sarebbe troppo lungo approfondire tutte le patologie depressive in questo articolo, ma mi riprometto di farlo in altri.
E’ chiaro che se ti senti triste per un lutto o un evento particolarmente negativo che ti è capitato, non dovresti più di tanto preoccuparti. Stai pur certo che, quando meno te lo aspetti, il buonumore ritornerà. Se ti sembra di non essere in grado di farcela da solo, però, prova a chiedere aiuto al tuo medico o a uno psicologo. Fare qualche colloquio con chi queste emozioni le ha studiate approfonditamente, ti potrà di certo aiutare a superare il tuo disagio in maniera positiva.
Se noti, invece, che la tristezza, l’umore deflesso e l’apatia perdurano da parecchi mesi, allora probabilmente la tua non è soltanto un’emozione triste. Ancora di più se questa tristezza incide in maniera considerevole nella tua vita quotidiana e se nulla di allegro riesce a tirarti su. Approfondisci assieme a un professionista il tuo malessere, magari con un percorso di psicoterapia potrai riuscire a vedere la luce.
E chissà, anche andare al mare con una bella giornata di sole!
Barbara, E. (2013). Come conoscere e curare la depressione, Newton & Compton, Roma.
Gorrese, A. (2002). I volti della tristezza, Liguori Editore, Napoli.