La dipendenza da facebook fa parte di quell’insieme di dipendenze che sono nate con l’avvento di internet. E’ un disturbo psicologico vero e proprio che deve essere curato con un adeguato percorso di cura. No, non sto parlando di te che consulti ogni giorno il tuo profilo facebook. Sto parlando di altre tipologie di persone. Vediamo assieme le caratteristiche.
Hai presente cosa ti prende quando sei innamorato di una persona? Vivi costantemente col desiderio di vederla. Solo quando stai con lei, ti senti veramente bene. Qualsiasi cosa tu faccia, senti che puoi farla solo con lei. Andare al cinema, passeggiare, camminare. Se vuoi leggere un libro (esagero) o vedere un film o fare qualsiasi altra cosa, chiedi sempre il suo parere prima. Finché non lo hai, non sei in grado di prendere una decisione.
Supponi adesso di sostituire la persona di cui sei innamorato, con internet. E non fai nulla, se prima non consulti il web. Per intrattenere relazioni, utilizzi il web. Per giocare, utilizzi il web. Per avere informazioni, fare la spesa, fare qualsiasi cosa, ti rivolgi a internet. Prima di vedere un film, chiedi il parere a internet, leggi le recensioni, pubblichi domande. E questa operazione la fai mille volte e più al giorno, per ogni cosa che fai, per ogni decisione che devi prendere. E se per qualche motivo non riesci ad accedere a internet, ti prende il panico, vai in ansia, entri in agitazione, ti innervosisci. E’ proprio quello che accade a chi ha una dipendenza da internet.
La dipendenza da internet segue gli stessi meccanismi psicobiologici di piacere e soddisfazione di qualsiasi altra dipendenza. Sì, compresa la tossicodipendenza. Chi la ha, infatti, soffre di sintomi di astinenza (agitazione, tremori, nervosismo…), nel caso in cui non riuscisse ad accedere a internet, e di tolleranza (deve aumentare progressivamente il tempo di connessione per ottenere lo stesso effetto gratificante). Il livello di assuefazione, inoltre, sarà sempre più alto e irraggiungibile.
Il connettersi a internet, in altre parole, attiva i meccanismi biologici del piacere, ma in modo patologico. Al pari di quello che avviene con le tossicodipendenze, ovvero, lo stare online aumenta il livello di dopamina. La dopamina è legata, nelle dipendenze, non solo alla sensazione di piacere, ma anche al meccanismo di ricompensa ed euforia. Lo stare online, cioè, aumenta la dopamina, e quindi il piacere, come ricompensa per essersi collegati. Il dipendente, di conseguenza, apprende che l’unico metodo per provare euforia o piacere è il connettersi. Si attiverà un circolo vizioso che, in genere, condurrà il paziente sul lastrico dal punto di vista sia fisico che psichico. A volte anche economico.
Goldberg (1995) suddivide le dipendenze da internet in tre tipi. La prima è quella della sessualità virtuale. Internet viene usato, ovvero, per appagare i bisogni sessuali in modo virtuale. L’offerta è vasta: chat erotiche, film pornografici, canali porno, newsletter erotiche, webcam sessuali di gruppo…e mi fermo qui.
C’è poi la dipendenza da social, ovvero intrattenere relazioni sociali solo virtualmente. E’ forse la più diffusa. Il soggetto diventa spesso, oltre ché dipendente da internet, anche incapace di dare vita a una relazione reale. Per lui la vita è rinchiusa in un profilo virtuale, niente esiste al di fuori di facebook e degli altri social network.
Il gioco patologico sul web, invece, è un altro tipo di dipendenza che rappresenta l’evoluzione della più classica patologia di net gaming. Il web ha amplificato questi disturbi, portandolo all’estremo. Con vincite immediate, estrazioni costanti, il gioco online rappresenta oggi un’importante macchina da soldi che fa leva proprio sugli individui che ne sono dipendenti. E’ il meccanismo di ricompensa del piacere, di cui parlavo prima, portato all’estremo.
In ultimo, abbiamo la dipendenza da sovraccarico di informazioni. Consiste nel ricercare costantemente informazioni su internet, passando senza sosta da un sito all’altro. Queste persone si inondano di parole, disegni, frasi, informazioni di ogni tipo, in un tempo relativamente breve. Alla fine, però, dopo ore e ore di ricerche, il cervello non riuscirà a memorizzare nulla (Saliceti, 2015; Goldberg, 1995).
A quelle individuate da Goldberg, possiamo aggiungere lo shopping compulsivo online, ovvero il comprare senza sosta oggetti su internet. Prova un po’ a immaginare quali conseguenze economiche può avere tutto ciò.
Se la dipendenza da internet riguarda nello specifico facebook o un altro social network, la persona ha puntualmente un bisogno compulsivo di controllare il proprio profilo. Gli aggiornamenti della pagina sono continui, le condivisioni migliaia, così come i commenti. Il soggetto vive tutto il giorno chiedendosi quanti like ha ricevuto, quante nuove amicizie, quanti messaggi. Sarà soggetto a forti impulsi sul connettersi (craving). Potrà mettere in atto condotte violente se gli sarà impedito di accedere al proprio profilo. Fino a provare pure sentimenti depressivi e mettere in atto comportamenti suicidari. Facebook, ovvero, diventa a tutti gli effetti un’ossessione da cui sarà impossibile districarsi (Saliceti, 2015). Qui hai un divertente esempio di cosa vuol dire essere dipendenti da facebook.
Le cause di questa patologia sono varie. In genere sono di tipo relazionale e comportano una certa carenza d’affetto. Ma la patologia è subdola, si può attivare anche in presenza di difetti personologici, di vuoti interiori, di cui si è apparentemente inconsapevoli. Ogni caso ha una storia a sé, e sarebbe riduttivo descrivere una ragione o una causa valida per tutti.
Il primo passo è riconoscere di essere dipendenti da facebook (o da un altro social, è lo stesso). E’ difficile, poiché connettersi a facebook, oggigiorno, è un comportamento considerato assolutamente normale. Ma se compaiono i sintomi di astinenza, tolleranza, assuefazione, allora forse siamo già dentro alla dipendenza.
Per uscire dalla dipendenza sarà opportuno, in seguito, ridurre giorno dopo giorno la permanenza giornaliera su internet. Un’ora in meno oggi. Due ore domani. Finché il bisogno si cancellerà del tutto e la ricerca di piacere verrà diversificata anche al di fuori del web.
Per aiutare questo processo, infine, bisognerà aumentare il proprio coinvolgimento nella vita sociale vera. Uscite, serate in compagnia di amici, iscrizioni a corsi, associazioni, sport. Ogni cosa “reale” aiuterà a tenere disconnesso il profilo facebook.
E’ chiaro, tuttavia, che se siamo in presenza di una ben radicata dipendenza da facebook, o di una dipendenza da internet, sarà molto più complesso sconfiggerla. Specie se non si conoscono le cause che l’hanno scatenata ed essa non ha alcun carattere di temporaneità. In questi casi, la psicoterapia psicodinamica andrà proprio alla ricerca della causa che ha scatenato tutto. E a poco a poco, aiuterà la persona a disconnettersi dal mondo virtuale, per facilitare l’entrata in quello reale. E sarà talmente bello tuffarsi nella vita, che da quel momento in poi internet verrà usato solo quando se ne avrà davvero bisogno.
Trua, T. (2016). Dipendenza da Internet, BitBiblios, Bologna.